Un numero sempre crescente di persone sta valutando l’opportunità di aprire un conto deposito. Si tratta di uno strumento sicuro dove poter custodire i propri risparmi, con la possibilità di vederli crescere grazie agli interessi maturati. Questo sistema rappresenta una soluzione efficace per incrementare i propri guadagni in modo semplice e sicuro. Approfondiamo insieme tutti gli aspetti fondamentali.
Conto deposito: di cosa si tratta e a cosa serve?
Il conto deposito è un particolare tipo di conto bancario, pensato esclusivamente per la gestione e la valorizzazione dei risparmi. Solitamente è collegato al proprio conto corrente principale, dal quale si trasferiscono le somme che si desidera investire. Questi fondi possono essere destinati a diversi prodotti finanziari, sia sui mercati europei che internazionali, con l’obiettivo di ottenere un rendimento.

Inoltre, se il conto deposito è abilitato all’internet banking, consente di monitorare costantemente i propri investimenti in tempo reale. È possibile effettuare operazioni di compravendita di titoli in autonomia oppure con il supporto degli operatori della filiale, a seconda delle proprie preferenze e competenze.
In ogni caso, la banca di riferimento offre sempre un adeguato supporto nella gestione dei risparmi e delle relative operazioni, come l’incasso delle cedole, la verifica dei sorteggi, la riscossione degli interessi, la conversione e il versamento dei decimi, l’attribuzione dei premi e molto altro ancora. Tutte queste attività sono tutelate e gestite con la massima sicurezza.
Quali sono i costi di un conto deposito?
L’apertura di un conto deposito comporta alcuni costi fissi che è importante considerare attentamente. Tra questi, l’imposta di bollo rappresenta una delle principali voci di spesa: si tratta di un tributo applicato sugli strumenti finanziari, come azioni e obbligazioni, con lo scopo di limitare la speculazione e rendere gli investimenti più trasparenti e sicuri.

In Italia, l’imposta di bollo è pari allo 0,2% annuo sul valore degli asset finanziari detenuti. Per calcolare l’importo dovuto, si prende come riferimento la base imponibile, ovvero il valore medio annuo della giacenza. L’imposta viene applicata al momento dell’emissione dell’estratto conto, che viene inviato periodicamente. Oltre a questa tassa, i costi di apertura e gestione possono variare da banca a banca; in alcuni casi, alcune banche offrono l’apertura del conto deposito senza alcun costo aggiuntivo.
Come si apre un conto deposito?
Per aprire un conto deposito è necessario recarsi presso una filiale bancaria, muniti di documento di identità e codice fiscale. È indispensabile essere maggiorenni, residenti in Italia e titolari di un conto corrente bancario. Questi requisiti sono fondamentali per poter procedere con l’attivazione del conto.

Durante la fase di apertura, sarà richiesto di leggere attentamente i dossier e i documenti informativi, oltre a fornire il proprio consenso al contratto. Inoltre, è necessario compilare il questionario Mifid, che serve a valutare il livello di conoscenza e di esperienza dell’investitore rispetto agli strumenti finanziari proposti.
Il conto deposito può essere intestato a una sola persona oppure cointestato con un’altra. In caso di cointestazione, la firma può essere congiunta o disgiunta: con la firma disgiunta, ciascun intestatario può operare autonomamente sul conto, senza necessità del consenso dell’altro, garantendo così la massima flessibilità nella gestione.
Successione del conto deposito: come avviene?
Cosa accade al conto deposito in caso di decesso dell’intestatario? Se il titolare del conto viene a mancare, il patrimonio depositato entra a far parte dell’eredità. Nel caso di conto cointestato, solo la quota di pertinenza del defunto viene inclusa nella successione, mentre la restante parte rimane all’altro intestatario.

Gli eredi hanno la possibilità di aprire un nuovo conto deposito per gestire le somme ricevute in eredità oppure di procedere alla liquidazione e alla ripartizione dei guadagni. È importante sapere che i titoli di Stato, secondo la normativa vigente, non sono soggetti all’imposta di successione, offrendo così una maggiore tranquillità agli eredi.
Nel caso di firma disgiunta, alla morte di uno degli intestatari, la quota di sua competenza entra automaticamente in successione, mentre l’altro intestatario può continuare a gestire la propria parte in modo indipendente. Si tratta di una procedura semplice e trasparente, che non comporta particolari complicazioni.