Gettare la plastica nel compost è un errore piuttosto diffuso, ma le sue conseguenze si manifestano rapidamente, anche se spesso non sono visibili a occhio nudo. La plastica, per sua stessa composizione, è estremamente resistente alla degradazione. Rimane nel cumulo, immutata, mentre gli altri materiali si trasformano in humus. Il risultato finale è un compost contaminato, sporco e di scarsa qualità, che non può essere utilizzato in modo sicuro sul terreno.
Perché non devi mischiare la plastica al compost
Anche la cosiddetta plastica compostabile genera spesso confusione. Non è sufficiente leggere la dicitura “compostabile” sull’etichetta per essere certi che il materiale sia adatto a qualsiasi tipo di compostaggio. Questi prodotti, infatti, necessitano di temperature elevate e condizioni controllate, che solo gli impianti industriali possono garantire. Nel compost domestico, invece, restano integri, comportandosi come la plastica tradizionale. Alla fine, si mescolano al terreno e compromettono l’intero processo.

Basta un sacchetto della spesa, un bicchiere di plastica o un’etichetta adesiva dimenticata per compromettere settimane di lavoro. Quando si rivolta il cumulo e si trova un frammento di plastica, è necessario rimuoverlo subito. Tuttavia, spesso è troppo tardi: la plastica può essersi già sminuzzata in particelle minuscole, invisibili ma presenti. Sono proprio queste le più difficili da eliminare e le più pericolose per l’ambiente.
Questi microframmenti non solo degradano la qualità del compost, ma possono anche essere assorbiti dalle piante, infiltrarsi nel suolo e, col tempo, raggiungere le falde acquifere. Le microplastiche sono ormai ovunque, e una gestione scorretta dei rifiuti contribuisce a diffonderle ulteriormente. Compostare è un gesto prezioso, ma richiede attenzione, costanza e soprattutto consapevolezza.
Come fare il compost per il giardino
Negli impianti industriali la situazione è diversa: grazie a macchinari specifici, temperature elevate e tempi di lavorazione prolungati, la plastica compostabile può effettivamente degradarsi. Per questo motivo, la normativa prevede che tali materiali siano conferiti nell’umido e non nel compost domestico. Nel giardino di casa, invece, la plastica compostabile diventa un ostacolo, non un aiuto.

Aprendo un sacchetto dell’umido, si nota spesso che vengono inseriti anche oggetti non idonei: cucchiaini di plastica, imballaggi, involucri vari. Talvolta per distrazione, altre volte perché si pensa erroneamente che “tanto si scioglie tutto”. Ma la plastica non si dissolve, e chi lavora negli impianti è costretto a fermare le macchine per rimuoverla, causando ulteriori danni e sprechi che si potrebbero facilmente evitare.
Chi pratica il compostaggio domestico spesso si affida troppo alle etichette. Non tutto ciò che appare naturale lo è davvero. Anche i sacchetti biodegradabili, se non sono certificati compostabili e se usati in modo improprio, rimangono nel terreno. È fondamentale informarsi, leggere attentamente le etichette e comprendere la natura dei materiali che si stanno utilizzando.
Perché la presenza di plastica nel terreno è dannosa
Con il tempo, la presenza di plastica nel compost compromette la qualità del suolo, ostacolando la crescita delle piante, alterando l’equilibrio naturale e riducendo la biodiversità. Il compost dovrebbe essere puro, omogeneo e privo di contaminanti. Se così non fosse, il suo utilizzo perde di significato e può trasformarsi in una minaccia silenziosa per l’ambiente.

Un altro aspetto critico riguarda la raccolta differenziata. Spesso si tende a semplificare, pensando che tutto ciò che sembra organico possa essere compostato. In realtà, anche materiali come cartoncini cerati o tovaglioli unti possono contenere sostanze chimiche non degradabili, che, come la plastica, restano nel compost e nel terreno.
L’errore più frequente nasce dalla fretta: si cucina, si pulisce e si getta tutto insieme senza riflettere. Ma il compost richiede attenzione e selezione accurata dei materiali. Scarti di frutta e verdura, foglie secche, fondi di caffè: questi sono adatti. Tutto il resto andrebbe evitato. Un compost realizzato senza cura si trasforma semplicemente in una pila di rifiuti in decomposizione.
Piccoli ma importanti dettagli
Per comodità, alcune persone utilizzano sacchetti di plastica per raccogliere l’umido e li gettano direttamente nel compost, pensando che il contenuto sia sufficiente. Tuttavia, anche in questo caso la plastica rimane. È preferibile utilizzare contenitori lavabili o sacchetti di carta certificata compostabile. Sono piccoli accorgimenti, ma essenziali per ottenere un compost pulito e di qualità.

In molte città vengono promosse campagne informative su cosa inserire nel compost e cosa evitare, ma spesso non sono sufficienti. Serve anche l’esperienza diretta: osservare come si trasforma il compost, notare il comportamento dei diversi materiali nel tempo. Chi coltiva un orto lo sa bene: un compost contaminato da plastica è inutile, uno spreco di tempo e una fonte di problemi.
Il compost rappresenta una risorsa preziosa, ma anche delicata. Salvaguardarlo significa proteggerlo dalla plastica in ogni sua forma. Che sia trasparente, colorata, rigida o biodegradabile, se non si degrada correttamente nel compost domestico, non dovrebbe essere inserita. È una regola semplice, forse scomoda, ma fondamentale per fare davvero la differenza, giorno dopo giorno, con gesti concreti e consapevoli.